martedì 13 maggio 2014

LA RAGAZZA DI SIGIRIYA

fermiamoci un momento
e scrutiamo oltre
più dentro
più nel fondo dell’umanità
nella solitudine delle folla
Alla stazione del treno, seduta sulla panchina, la ragazza attendeva tranquilla il chiudersi delle barriere. Il dindondare del campanello che annunciava la fermata. Nulla sembrava turbarla. Una calma tutta orientale era disegnata sul suo bel viso asiatico, un viso che accoglieva, sereno, il sole caldo di una primavera frettolosa. Bella e giovane, poteva forse avere vent’anni. La osservai da lontano, ancora prima di salire sulla carrozza,  poi la guardai più da vicino, quando anche lei si sedette sul sedile di fronte al mio.