Ho il culo appiattito a furia di stare
seduto sul divano senza avere la minima voglia di fare un cazzo. Accanto a me
uno strumento terribile che è però anche una panacea per ogni mente
affetta da artrite intellettuale, il telecomando del televisore. Svaccato e
insofferente cambio continuamente canale alla ricerca di qualcosa che possa
essere vagamente, non dirò interessante, ma semplicemente curiosa.
Nulla.
Spengo l’apparecchio, ciò che c’era sullo
schermo svanisce insieme a qualsiasi rumore o voce. Solo un luminoso puntino
rosso resta accesso. E’ la luce dello stand-by.
L’orologio, che è la bomboniera di qualche matrimonio, ticchetta senza sosta
sulla mensola dietro al divano. Mi guardo intorno e stento a capire come sia
finito in questa stanza così modestamente ammobiliata, senza volontà, privo di
iniziativa, stanco e frustrato.
Che poi la mia vita, devo riconoscerlo per semplice
sfogo d’onesta, non è poi così sventurata.
Riaccendo la televisione. Passo in rassegna
tutti i 999 canali del nuovo digitale terrestre. Non credo alla simbologia dei
numeri ma se rovesciate la cifra il 999 diventa 666, roba per esoteristi
succhia piselli. Non ho la pay-tv, non ho i soldi per pagarla ed è per questo
che cerco alla rinfusa quello che passa il convento, ma non riesco a trovare
ancora niente capace di mettere a knock-out ciò che resta del mio sfrittellato cervello.
Rispengo.
Sul tavolino, dove inverdisce sorprendentemente
il bonsai di Lei, raccatto il libro che sto leggendo, lo apro e ci provo, giuro
che ci provo a leggerlo, ma non va. Le parole vacillano surfano sulle righe, ributto
il libro sul mobile.
Riaccendo il televisore. C’è una
trasmissione con un lungo servizio sul nuovo tatuaggio che si sono fatte fare
due veline. E chi se ne frega!
Rispengo.
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