martedì 26 luglio 2016

"Le bisce" un racconto di Giuseppe Novellino

Erano molte le probabilità di incontrare una biscia. Eppure, fino a quel momento, a Giuseppe non era capitato.
Dopo un giugno capriccioso, con quell’alternanza di periodi torridi e umide rinfrescate, la vegetazione era diventata lussureggiante. Ma la maturazione dell’uva procedeva un po’ a rilento. Nonno Celso diceva che “il pittore” era pigro nel passare fra i filari a colorare gli acini. Adesso era luglio, le giornate stabilmente calde e soleggiate.
     – Non ce ne sono di bisce, qua intorno – lo rassicurava il nonno, mentre strappava le erbacce sui terrazzamenti del vigneto. Eppure Giuseppe, ossessionato dall’idea di imbattersi in una di quelle creature striscianti, voleva avere delle certezze. Le parole del nonno non lo tranquillizzavano del tutto, perché erano in contrasto con quelle di Dante, il figlio dello zio Alfonso. Dante era un ragazzo di diciassette anni, alto e magro, capelli neri che portava con un ciuffo alla moda. Stava spesso a torso nudo, indossando blue-jeans aderenti e scoloriti. Si atteggiava a teddy-boy. Doveva essersi accorto delle paure di Giuseppe, e così si divertiva a stuzzicarlo.

venerdì 1 luglio 2016

Che cosa siamo, che cosa non siamo

I racconti per uno scrittore sono il cabarè di dolci del pasticcere: prelibatezze da gustare all'istante perché nati da particolari momenti d’ispirazione. È inutile dire che i più grandi autori della letteratura di tutti i tempi si sono cimentati con questa forma breve di narrativa. Una forma che non sempre è apprezzata dal mercato editoriale. Se poi a proporre una raccolta a un qualche editore è un esordiente misconosciuto, la speranza che sia pubblicata è la stessa dell’ateo che vorrebbe credere alla liquefazione del sangue di San Gennaro. Nonostante ciò il valore letterario del racconto non è mai stato messo in discussione. Se così non fosse, l’Accademia di Stoccolma non avrebbe mai assegnato il Nobel ad Alice Munro nel 2013.