lunedì 10 marzo 2014

RIACENDO, RISPENGO




Ho il culo appiattito a furia di stare seduto sul divano senza avere la minima voglia di fare un cazzo. Accanto a me uno strumento terribile  che  è però anche una panacea per ogni mente affetta da artrite intellettuale, il telecomando del televisore. Svaccato e insofferente cambio continuamente canale alla ricerca di qualcosa che possa essere vagamente, non dirò interessante, ma semplicemente curiosa.

Nulla.
Spengo l’apparecchio, ciò che c’era sullo schermo svanisce insieme a qualsiasi rumore o voce. Solo un luminoso puntino rosso resta accesso. E’ la luce dello stand-by. L’orologio, che è la bomboniera di qualche matrimonio, ticchetta senza sosta sulla mensola dietro al divano. Mi guardo intorno e stento a capire come sia finito in questa stanza così modestamente ammobiliata, senza volontà, privo di iniziativa, stanco e frustrato.
Che poi la mia vita, devo riconoscerlo per semplice sfogo d’onesta, non è poi così sventurata.
Riaccendo la televisione. Passo in rassegna tutti i 999 canali del nuovo digitale terrestre. Non credo alla simbologia dei numeri ma se rovesciate la cifra il 999 diventa 666, roba per esoteristi succhia piselli. Non ho la pay-tv, non ho i soldi per pagarla ed è per questo che cerco alla rinfusa quello che passa il convento, ma non riesco a trovare ancora niente capace di mettere a knock-out ciò che resta del mio sfrittellato cervello.
Rispengo.
Sul tavolino, dove inverdisce sorprendentemente il bonsai di Lei, raccatto il libro che sto leggendo, lo apro e ci provo, giuro che ci provo a leggerlo, ma non va. Le parole vacillano surfano sulle righe, ributto il libro sul mobile.
Riaccendo il televisore. C’è una trasmissione con un lungo servizio sul nuovo tatuaggio che si sono fatte fare due veline. E chi se ne frega!
Rispengo.

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