venerdì 16 ottobre 2015

Lello Gurrado e il suo Fulmine: la storia di un giovane che sogna un mondo migliore


Lui è un distinto signore che abita nell'hinterland milanese, giornalista di lungo corso per quotidiani e periodici e oggi scrittore affermato. Ha l'aplomb inglese anche se è nato a Bari, per trapiantarsi poi a Milano. Quando arrivo in biblioteca, dove si sta preparando a presentare il suo ultimo libro, è attorniato dagli organizzatori della serata e da qualche lettore. Fuori pioviggina e inizia a fare un po' freddo. E' elegante il signor Gurrado, ma di natura affabile. Non è di quei distinti che ti sparano lontano cento metri anche se siete rinchiusi in un ascensore di un metro per due. Ispira istintivamente una fiducia incondizionata.

Quando ci accomodiamo, sulle sedie non c'è un esercito. Forse una sparuta pattuglia, quasi tutte donne: "Loro leggono di più" si schermisce. Al suo fianco ci sono le due persone che hanno promosso l'appuntamento con l'autore, la libraia e la bibliotecaria. 
Fulmine, il libro, il nome del protagonista del romanzo, viene raccontato in meno di due ore. Ma sono due ore spese bene. Si capisce subito che Lello Gurrado ha scritto un libro che preme sulle reni degli ideali, puntando sui giovani, senza trasformarlo tuttavia in un brogliaccio delle illusioni:
"Il mondo non si cambia solo perché uno vorrebbe cambiarlo" dice. Il mondo è un po' quello che è, sono le persone, una e tutte insieme, che possono fare la differenza.
Il libro è stato revisionato, prima della pubblicazione, da una scuola superiore di Piacenza. Gli studenti sono stati molto partecipativi, ha spiegato l'autore, gli hanno consigliato i dovuti aggiustamenti e ora il libro è in giro: sugli scaffali delle librerie, nelle biblioteche, negli zaini degli studenti, sule madie delle casalinghe... 
Io ve lo segnalo....

Viene al mondo in automobile, nel pieno di un furibondo temporale, e Fulmine è il nome che la sua mamma ragazza gli dà. 
Cresce bello e forte sotto il sole di Puglia, a diciotto anni scalpita; vuole lavorare, partire, andare lontano.

Raccogliendo olive e pomodori scopre per la prima volta l’ingiustizia degli uomini; poi, in quel Nord che tanto sognava, vede un uomo cadere da un ponteggio senza protezione, vede persone malmenate a colpi di spranga perché hanno la pelle di un altro colore.

Altri magari girano la testa, oppure si indignano per cinque minuti e poi pensano ad altro.

Fulmine no, lui non ci sta: vuol dire no, vuol dire basta.

“Non posso stare bene se non faccio qualcosa per cambiare il mondo” confida nella notte alla sua dolce ragazza innamorata.

Invoca silenziosamente i suoi eroi: Nelson Mandela, Martin Luther King e Malcolm X. Gli spiegano che è sempre perdente, la battaglia di un uomo solo.

Chiama a raccolta il suo professore d’italiano, che gli aveva raccontato così bene gli errori della Storia: nella cucina del professor Santamaria nasce il piano invincibile, la protesta ‘violenta e pacifica’ che si propagherà a macchia d’olio e piegherà i potenti.
Segnando il suo destino.
Storia di un eroe di oggi: di un ragazzo coraggioso nato per combattere razzismo e ipocrisia. A rischio del suo amore e della sua stessa vita.



    

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