venerdì 9 ottobre 2015

Vecchi (ma mai veramente vecchi) libri

Proprio l'altro giorno ciondolavo davanti alla mia libreria, allo stesso modo di quando si ciondola davanti al frigorifero per lo spuntino di mezzanotte. Chissà cosa stavo cercando in quel marasma di dorsi di copertine che affollano gli scaffali. Sulla scrivania dello studio c'era già un romanzo ormai alle ultime pagine, e pronto per dargli il cambio, sul tavolino della sala, c'era un altro libro che avevo preso in prestito dalla biblioteca. Eppure ero ancora insoddisfatto.
Ormai mi capita sempre più spesso di aggirarmi come un'anima in pena alla ricerca di un soddisfacimento letterario che fatico a trovare. Prima, quando ero giovane, accadeva meno di frequente.  È un fenomeno che ancora devo riuscire a spiegarmi. Sta di fatto che mentre mi trascinavo appresso le mie catene invisibili, mi sono imbattuto nel buon vecchio Hermann Hesse. Più o meno diciassette o diciotto anni fa presi una terribile cotta per i suoi libri. Il primo romanzo che lessi del vecchio Hermann fu "Il lupo della steppa", certamente non un libro adatto a un ventenne e dietro a quello lessi il "Peter Camenzind", il "Demian" le leggende e le fiabe alcuni scritti dall'India e naturalmente feci la gradita conoscenza anche di "Narciso e Boccadoro". Quest'ultimo è stato un libro che ho consumato e usato più di tutti gli altri. Passandogli vicino mi è quasi scivolato tra e mani. Era sporco, ingiallito, alcune pagine cercavano di venire fuori dalla copertina come se volessero essere libere di andarsene via per sempre. Ho aperto la prima pagina e ho trovato delle annotazioni che avevo vergato di mio pugno più di quindici anni fa. Oggi vi ripropongo interamente ciò che scrissi a proposito di "Narciso e Boccadoro":

"Un poco sono cresciuto leggendo questo romanzo.  È stato come se, nei pochi giorni che ho impiegato per leggerlo, compissi il mio vagabondaggio, non solo nelle faccende di cuore, ma anche in quelle che consacrano gli artisti nei loro cambiamenti repentini dell'umore: essi che si abbeverano dell'estatica contemplazione del mondo e si nutrono dell'incommensurabile voglia di vivere. 
Sono stato Boccadoro; ora torno ad essere me stesso, se ancora è possibile tornare a essere quelli che si è stati un tempo. Ripongo questo tascabile logoro e malconcio, e mi fa pena assistere alla medesima sorte che è toccata a Boccadoro: da principio giovane e bello e infine vecchio e malato. Quando ho iniziato a leggere questo libro era nuovo e le pagine profumavano di quel particolare odore che hanno le pagine quando escono dalle librerie. Ora che lo chiudo, questo libro, è vecchio e sporco e le pagine non profumano più"
Ivan

                                          

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