sabato 24 ottobre 2015

Quando lo scrittore ne esce con le ossa rotte: "Il libro non è solo dell'autore"



Cos'è un libro? Un libro è un dispensatore di sogni, un ispiratore di ideali, un amico che non ti lascia mai solo.... Il libro è cultura, è l'espressione dell'intelligenza umana che ha imparato a esprimere emozioni e conoscenze. Ma il libro è anche altro. Il libro è un prodotto dell'artigianato ed è un bene che viene commercializzato. 

Spesso dimentichiamo, dopo avere comprato un libro che ci ha appassionato, che sul retro di copertina c'è un prezzo. E se il libro è un Bestseller di 800 e passa pagine con la copertina patinata il costo di quel libro può superare agevolmente anche i 20 euro. Be', qualcuno potrebbe obiettare che con 20 euro oggi non vai più neppure a mangiarti una pizza e quindi è meglio comprarsi un buon libro. Personalmente sono per il libero arbitrio e ognuno è libero di spendere i suoi soldi come meglio crede. Ma non è questo il punto che volevo toccare. Il punto è che il libro è a tutti gli effetti un prodotto industriale, che ha un suo mercato e che per essere realizzato, dietro, ha (o dovrebbe avere) una filiera di professionisti. Un romanzo, ad esempio, non è solo di chi lo ha scritto ma è il frutto di un lavoro collettivo e se l'autore si crogiola alle presentazioni ufficiali delle sue opere e nelle interviste in televisione e sui giornali, sa anche, che per arrivare al successo, s'è dovuto aprire a un confronto feroce dal quale non sempre ne è uscito vincitore.
Ieri mattina, ho voluto seguire l'unico incontro che mi sono concesso del Bookcity di Milano sui circa 800 in programma. Mi sono recato in via Senato in una palazzina del XVII secolo, pieno di colonne, che è la sede dell'Archivio di Stato di Milano, qui, in un auditorium ricavato al piano terra, era stato organizzato un appuntamento che aveva come tema il mestiere dell'editor. Oggi sappiamo più o meno tutti di cosa si occupa un editor, sappiamo che è colui che fa l'editing di un testo. 
Questa figura professionale ha iniziato a prendere piede in Italia solo a partire dagli anni Ottanta, ed è, come lo si evince dal nome, un'emanazione anglosassone. Ma gli editor non è che sono spuntati nel nostro paese dall'oggi al domani, c'erano già. Solo che non sapevano di essere degli editor nell'accezione più moderna del termine. Editor lo sono stati anche Cesare Pavese e in una certa misura anche Italo Calvino e questo solo per citare due importanti autori.
Ieri, a raccontare un po' questa vita che corre tra l'editor e gli scrittori, c'erano Felice Accame, Luciana Bianciardi figlia dello scrittore Luciano Bianciardi, Salvatore CarrubbaGabriella D'Ina, e lo scrittore Luca Doninelli. Persone autorevoli di riconosciuta esperienza e docenti del Master in editoria dello Iulm di Milano
L'incontro è durato poco meno di due ore e ha lasciato aperte molte questioni a partire proprio dal dualismo scrittore editor e dalla domanda fino a che punto l'editor può spingersi a modificare il testo di un autore? 
In realtà il ruolo dell'editor non è quello di snaturare l'opera che gli è stata sottoposta, ma neppure quella di correggere i refusi. Il compito di un buon editor è complesso . Un buon editor non si limita a modificare, ma offre suggerimenti, dialoga con l'autore, lo critica se necessario. 
È un po' la voce del Grillo Parlante di Pinocchio, lo appenderesti al muro, ma un po' ti aiuta.

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